Poco tempo fa ho letto un libro che mi era stato
consigliato: “E venne chiamata due cuori”, un libro bellissimo che a mia volta
vi consiglio. È stato rivelatore e mi ha
ulteriormente aperto gli occhi anzi… l’anima. Potrei definirlo come uno di quei racconti che
smuovono qualcosa dentro, che ti risuonano forte e chiaro e sono come un
prezioso nutrimento. Come vi ho già detto nel primo post io sono “una giovane anima
di questo mondo” e non sempre quello che sento dentro è facilmente reperibile
anche al di fuori. Ovviamente so che la tua realtà è quella che crei, ma a
livello di frequenze molto spesso, in particolare quando si vive in contesti
ancora non propriamente adatti, ci si può trovare dinnanzi a qualcosa di
diverso o contrastante. Sono giovane e faccio anagraficamente parte di quella
generazione che ha totalmente dimenticato la propria origine. Con la tecnologia, il continuo progresso, l’indottrinamento
esterno, gli stereotipi sociali e tanto altro siamo nati quasi “orfani” della
terra poiché non riconosciamo più la nostra vera casa, natura ed importanza
vitale. Certo… Ultimamente, come in ogni processo di selezione naturale darwiniano
in questo caso dovuto alla purificazione, la popolazione mondiale si sta pian
piano frequenzialme dividendo in risvegliati (coloro che sentono il
cambiamento e che hanno inconsapevolmente deciso di farne parte) e dormienti. Tanto è vero che sempre più persone
abbandonano la routine della loro frenetica vita colma di sovrastrutture per
dedicarsi alla terra, alla coltivazione naturale, salvaguardare l’ambiente ed
aiutare questo mondo che ha bisogno come un parente infortunato delle nostre
cure e attenzioni.
Senza pormi come un limite alle infinite possibilità d’espressione
sarò sincera e senza maschere.
Ho adottato uno stile
di vita vegetariano e più possibilmente naturale e curtely-free da più di 4
anni ormai. Prima di questa scelta, poco mi interessava se il prato sul quale
camminano era sintentico o naturale oppure se un insetto era indispensabile per
l’ecosistema più di me. Non immaginavo quanto potesse aver sofferto ciò che
mangiavo poiché il sapore era buono. Neanche mi importava di quanto
inquinamento si producesse per quello che io trovavo al supermercato già
confezionato e pronto all’uso. Semplicemente non mi interessava di nient’altro
apparte la mia vita, la mia “salute” (che tutto era tranne che salute) e
interessi superflui ed egoisti.
Poi molto lentamente e gradualmente qualcosa dentro di me è
nato, un senso di empatia grazie al quale ho riconosciuto l’importanza degli
altri esseri viventi come soggetti e non più come oggetti. Pian piano la
scintilla che si era accesa dentro di me è cresciuta fino ad essere un ardente
fuoco rivelatore. Da quel momento ho sentito dentro di me che …Siamo tutti
uguali, siamo tutti legati e siamo tutti indispensabili. All’ inizio la mia era
una lotta per cambiare chi mi contornava, ma in realtà lottavo più per essere accettata
dagli altri, che per farli cambiare. Poi mi sono resa conto che non importava
cosa pensassero gli altri delle mie scelte, poco mi interessava se la gente
continuava a dirmi che mangiare determinate cose era fondamentale per la mia
salute e tante altre storie che ormai mi fanno sorridere più che innervosire.
Poi ho capito che
giudicare chi è diverso da me, chi mi critica per le mie scelte di vita e fieramente
con tanta arroganza idolatra le sue, non è il mio nemico e va amato ed
accettato per quello che è. L’importante è stare bene con se stessi senza curarsi
troppo di ciò che dicono gli altri. Le persone che criticano a spada tratta
sono solitamente quelle che maggiormente ignorano la visione del tutto e non
puoi prendertela con qualcuno perché vede il bicchiere mezzo pieno o mezzo
vuoto diversamente da te (almeno così dovrebbe essere)
Al momento attuale,
credo che non sia importante tanto la tua scelta alimentare ma il modo in cui
la si fa. È la gratitudine la cosa più importante ed il rispetto per ciò che
mangi, essere senziente o meno di cui ti nutri. L’essere umano sociale è per
natura egoista e poco attento al quadro generale, ma se siamo tutti uguali ed Uno,
dovrebbe essere naturale ringraziare per quello che si ha e di cui ci si nutre.
Nel libro che vi ho consigliato all’inizio si dice che gli aborigeni
australiani, chiamati “la vera gente”, ringraziano l’universo e gli animali di
cui si nutrono perché hanno deciso di sacrificarsi per loro. Ed è così che si
dovrebbe fare. Anzi è un atto così naturale! Rispettare la vita altrui e per lo
meno ringraziare per il sacrificio di questa. Dovremmo essere tutti più grati
alla terra per quello che, seppur zoppicante, continua ad offrici. È molto più
gratificante essere grati del tutto che non esserlo. Per quanto razionalmente sia molto più logico
non sentirsi legati a nulla, ci si sente vuoti. Ed i sentimenti di empatia ed
appartenenza di certo sono difficilmente spiegabili tramite razionalità. Noi
siamo tutto e allo stesso tempo facciamo parte del tutto. E ed è
la cosa che dovremmo ricordare sempre, sia in momenti di sconforto che di
felicità ed essere grati per le infinite possibilità che abbiamo, per il cibo
che abbiamo e per ciò che ci contorna.
Impariamo ad essere Grati, ad Amare ed ad Rispettare tutto
ciò che ci circonda...
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